Marianna e pollo
Marianna e pollo
25 Ottobre 2018

Che lavoro vuoi fare da grande?

Enrico Viarengo

Qualche anno fa, quando il sabato pomeriggio si andava sempre al cinema, ho preso il patentino da operatore cinematografico. Ho imparato a tagliuzzare e incollare pezzi di pellicola per inserire quegli incredibili spot di centri estetici di periferia prima dei film, a cambiare i rulli e a evitare di incendiare l’intera sala. Poi, il giorno dopo il mio esame, tutto è diventato digitale. Fuori le pizze, dentro i dvd. Niente più proiettori, solo bottoni da pigiare. I popcorn, quelli sì sono rimasti, ma il lavoro è cambiato.

It’s evolution, baby

Zandegù è nata come casa editrice tradizionale, che pubblicava libri cartacei, di sola narrativa italiana. Poco tempo dopo, è arrivato il signor Kindle, che non ha ucciso (per fortuna) la carta, ma ha comunque cambiato un sacco di cose. Quindi, fuori i libri, dentro gli ebook; fuori la narrativa, dentro la manualistica.

Fino a pochi anni fa, le cose che andavano forte su Facebook erano gli status arguti e le foto, ah le foto! Poi Mark nostro ha cambiato l’algoritmo e quindi: fuori le foto, dentro i video. Non potevamo rimanere a guardare. Così a Zandegù abbiamo iniziato a fare le dirette e sono arrivati i video di Mamma, guarda che lavoro! che però – indovina – a breve cambieranno ancora. La sede si è riempita di cavi, fotocamere, microfoni, sfondi colorati. I nostri computer di programmi di editing e fotoritocco.

The future is unwritten

E il Litcrawling? E il BookClub? E il Talk Shocco nella Panda?
Tutti format che sono spariti, come lacrime nella pioggia. Insomma, a distanza di qualche mese, sembra tutto cambiato. Come disse il buon Joe Strummer, “The future is unwritten”. Forse un giorno da Zandegù non ci saranno nemmeno più i banchi e i corsi saranno tutti online; forse un giorno le automobili si guideranno da sole e le lezioni di guida che sta prendendo Marianna serviranno più o meno come il mio patentino di operatore cinematografico: a un tubo. 

Il tubo

Però, quel tubo, meno male che c’è, perché ci ha tenuto i neuroni e la curiosità in allenamento perpetuo. Per esempio, Marianna da grande voleva fare la panettiera e poi la critica cinematografica, ma a gran sorpresa è una sommelier diplomata e chissà che non possa ancora diventare un’astronauta. Marco, invece, ha un master in criminologia, qualifica che potrebbe tutelare Zandegù da potenziali corsisti serial-killer, poi però ha fatto il progettista europeo, per un breve periodo lo scansionatore di libri antichi, oggi segue progetti legati all’arte contemporanea e ha appena iniziato a suonare la chitarra.

Mi (im)piego, ma non mi spezzo

È vero, il contesto sociale in cui siamo cresciuti ha influito sulle nostre scelte. Siamo i figli della flessibilità, abbiamo spesso dovuto fare di necessità virtù, perché era quello che il modello lavorativo ci imponeva. Ci è toccato spostarci spesso (non solo geograficamente), adattarci, cambiare, imparare da soli. L’epoca della formazione continua ci ha travolto e stravolto, ma non rimpiangiamo nulla, anzi.

Impara

Sempre il buon Joe Strummer diceva anche “People can do anything, this is something that I’m beginning to learn”. La cosa interessante è proprio quel “learn”, imparare. Se vuoi suonare la chitarra, devi imparare a suonarla. Puoi farlo in mille modi diversi, ma ti ci devi mettere se non vuoi che esca fuori sempre e solo una legnosissima Canzone del sole. Se vuoi imparare a montare un video, devi passare ore a guardare i tutorial su YouTube, comprare qualche libro, fare un corso.

The times they are a-changin’

Insomma, ci siamo capiti, per noi apprendimento e cambiamento sono inevitabili, ma sono anche salutari. Ci portano a esplorare nuovi mondi, ad affrontare nuove sfide che – sì – molto probabilmente ci provocheranno cacarella e crisi isteriche, ma sai che noia stare sempre fermi, sempre uguali, sempre sulla stessa lunghezza d’onda? Noi vogliamo crescere per cambiare e cambiare per crescere, mettendoci quello che abbiamo: la curiosità, l’impegno, la sbatta, la cazzimma. Quindi, anche se a volte ci piacerebbe per un po’ riuscire a farci cullare dall’acqua che ci scorre attorno, non possiamo che concordare con il buon Dylan:

Come gather ’round people
Wherever you roam
And admit that the waters
Around you have grown
And accept it that soon
You’ll be drenched to the bone.
If your time to you
Is worth savin’
Then you better start swimmin’
Or you’ll sink like a stone
For the times they are a-changin’.

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