17 Settembre 2020

Come andrà il lavoro adesso?

Io me lo chiedo tutti i santi giorni. Da un lato, a livello più personale, mi chiedo come andrà per me: troverò nuovi clienti per le consulenze? Avremo iscritti ai corsi? Torneremo a fare eventi e aule in presenza? Riuscirò a tirare un po’ il fiato?

Dall’altro lato, me lo chiedo a livello socio-politico: che razza di futuro arriverà? Cosa stiamo costruendo? I nostri figli avranno un lavoro? Chi oggi non ce l’ha, come camperà?

Un articolo interessante sul tema del futuro del lavoro è questo di Alley Oop de Il sole 24 ore.

A un certo punto, ho provato anche a chiedere lumi a Google :)

Il primo risultato però mi ha scoraggiata tantissimo: “farti pagare per fare quello che ti piace”. Io credo che, con tutto quello che è capitato in quest’ultimo anno, è un bel traguardo se lavoriamo. Quindi, che poi ci piaccia pure è un altro paio di maniche.

Io, se dovessi seguire questo dettame, dovrei essere pagata per mangiare dolci!

Lo dico perché molte persone che ci leggono, come te, sono sull’orlo di un cambiamento di rotta: sono insoddisfatti del loro impiego e vorrebbero cambiare. O sono a casa da tempo e vorrebbero rimettersi in moto. Ecco, ne parlerò anche in uno dei nostri prossimi post: la passione da sola non basta a campare in proprio.

Qua di seguito i dati scoraggianti (salta questa parte se non vuoi incupirti)

Il Covid-19 ha radicalmente cambiato le nostre vite in un lasso di tempo brevissimo e chissà per quanto ne vedremo gli strascichi. Una ricerca di Eurofound “solo nel mese di aprile il 5% dei lavoratori europei ha perso il lavoro, mentre il 23% ha temporaneamente sospeso la propria attività lavorativa” (fonte: Secondo Welfare). In effetti, quando chiedo su Instagram come vanno le cose, arrivano storie davvero strazianti.

I dati Istat di giugno 2020 (font: Soldi online) confermano: “Il tasso di disoccupazione è salito all’8,8% (+0,6 punti)”.

Il peso sociale del lavoro in proprio

Ecco, in una situazione del genere che manco in Independence Day c’erano tante sfighe catastrofiche una via l’altra (considera che ho volontariamente escluso esplosioni di nitrato di ammonio, bambini spariti, incendi e poliziotti dal grilletto facile), io credo che, ora più che mai, chi lavora in proprio debba davvero sentire il peso sociale di quello che fa.

Che non vuol dire aprire una onlus. Vuol dire: mi metto in proprio non solo perché ho bisogno di soldi ma perché penso davvero di poter fare un minimo di differenza nel mondo. Perché penso di poter portare valore con il mio lavoro: curato nei prodotti e servizi e attento ai clienti.

Io mi auguro questo per il futuro: un po’ di senso civico, quando si lavora in proprio. La comprensione che si deve fare bene, non ragionando come un hobbista ma come un imprenditore. Solo così si può immettere del bene nel mondo, anche fossero app per investimenti o maglioni di lana merinos.

Ma prima bisogna stare a galla come Leo

Però queste riflessioni vengono dopo. I primi anni – e tu secondo me sei nella primavera della tua attività – è un continuo cercare di stare a galla sulla porta (come DiCaprio nel finale di Titanic). Nel 2020 è ancora più complesso. Per essere competitivi servono caratteristiche che, solitamente, si acquisiscono con anni di lavoro in proprio. Oggi sono richieste fin dal giorno uno:

  1. capacità di adattamento: inutile arroccarsi sulle decisioni prese un anno fa quando tutto era diverso. Tocca imparare nuove competenze, pensare fuori dalla scatola ogni singolo giorno, per non morire. Un po’ come le rane nel secchio di latte (la conosci questa favola?);
  2. rapidità nel prendere decisioni: a costo di fare qualche errore, bisogna guardarsi intorno e agire. Noi durante il lockdown abbiamo deciso di convertire i corsi in streaming nel giro di 2 giorni;
  3. ascolto proattivo del proprio pubblico: è lui che compra, non noi. Per convincerlo dobbiamo conoscerlo bene e l’unico modo per comprendere gli altri è l’ascolto. Ciao Freud!
  4. pianificazione costante e metodica delle strategie, ma abbastanza elastica: non sono più gli anni dei piani quinquennali per noi piccoli business. Però un’idea di dove stiamo andando, per i prossimi 6/9 mesi, è bene averla. Almeno a grandi linee. Maglie abbastanza strette da tenerci su ma abbastanza elastiche da cambiare le cose in corsa se necessario;
  5. forte (cioè: ponderata e distintiva) presenza online: la gente ha milioni di stimoli ogni giorno. Farsi notare è una fatica costante e logorante. Si emerge con una “bella presenza” fatta di advertising: che sia fatto pagando le inserzioni o divulgando contenuti gratuiti, poco cambia. Quello è: pubblicità. Meglio farla à la Nike che tipo televendita di mezzanotte su Rete Quarto Oggiaro, no?

Un pensiero a LinkedIn non ce lo vuoi fare?

Che piaccia o no, ormai per trovare nuovi clienti e lavori, almeno secondo me, essere online è essenziale. Poi certo, ci saranno 185 eccezioni di genti che si fanno amare col passaparola e i biglietti da visita, ma diciamo che, se parti da zero, l’Internét ti può dare una gran mano. Quindi bene avere il sito, un portfolio e i social. Ma potresti anche considerare di dare una rispolverata al caro vecchio LinkedIn (so che hai già il profilo, ti vedo!).

Lo so lo so, LinkedIn è considerata un po’ la Cenerentola dei social: noiosa e senza gattini. Ed è obiettivamente così. Ma è davvero un buon modo per iniziare a prendere confidenza con un po’ di sana autopromozione e cercare qualche contatto utile. Ecco come:

  • il cv non dice una beata mazza di chi sei come persona-lavoratrice. LinkedIn ti dà la possibilità di coniugare i freddi dati con tanto spazio per spiegare bene chi sei, che tipo di carattere e inclinazioni hai, che abilità possiedi;
  • se ti lanci e pubblichi spesso (post o articoli) coltivi automaticamente la tua autorevolezza su un tema X e diventi un esperto riconosciuto;
  • a differenza di Instagram o Facebook, LinkedIn è un posto dove l’attenzione degli utenti è più alta: le persone sono lì per scambiarsi informazioni di lavoro e per imparare nuove cose: approfittane!;
  • se non fai l’orso e interagisci con le persone che ti chiedono o a cui chiedi il contatto, dimostrandoti davvero interessato alla relazione, aumenti le tue occasioni di trovare lavoro. Cosa significa? Che il networking va meditato: scegli le persone che stimi, che pensi possano esserti utili per lavoro e contattale con garbo, come faresti di persona. I contatti fatti col solo click, senza riflettere, sono segno di disinteresse e pigrizia.

Cacao meravigliao

Ci tengo a dire che LinkedIn non è la soluzione a tutti problemi, non è che domani ti scrivono in 10 proponendoti contratti a tempo indeterminato o partnership milionarie con Ikea: è semplicemente uno strumento in più che, se usato bene, può dare davvero dei risultati. Come tutti gli strumenti, però, richiede che siano manovrati da una mente, da un pensiero. Fare le cose con pensiero, significa farle bene e per questo ci va tempo, fatica e una grandissima dose di pazienza che è più difficile da trovare in giro del cacao al supermercato durante il lockdown.

Easy LinkedIn, un nuovo ebook

Se LinkedIn ti sembra interessante e vorresti approfondirlo per trovare nuove possibili occasioni di lavoro ti dico che oggi abbiamo pubblicato il nostro nuovo manuale in ebook: Easy LinkedIn. Costruisci al meglio il tuo profilo personale, la tua rete di contatti e i tuoi contenuti, della job and career coach Danila Saba.

Dentro ci trovi:

  • come definire i tuoi obiettivi su LinkedIn;
  • come compilare in modo corretto e completo il tuo profilo;
  • come scegliere la foto;
  • come impostare la privacy;
  • come costruire la rete di contatti;
  • i gruppi: a cosa servono e quali seguire;
  • le pagine aziendali: servono davvero?;
  • contenuti e commenti: come ragionarli perché ti diano credibilità.

 

Il manuale è pensato per chi si avvicina per la prima volta a LinkedIn o ha già un profilo ma non lo usa bene o non lo usa da tempo (un utile ripasso!). Danila spiega tutto in modo super chiaro e con tantissimi esempi pratici per capire immediatamente su quali sezioni del profilo lavorare.

LinkedIn non è un curriculum online statico: è un essere vivente che va alimentato con contenuti. La tua credibilità non è certificata da date, nomi e le solite cose da cv: passa da una dimostrazione concreta delle tue capacità e quindi da quanto posti, da cosa dici, da quanto condividi, da come ti sai relazionare con gli altri. In questo senso, sento che io per prima, come professionista devo ancora crescere e farò miei i consigli di Danila per migliorare. Magari possiamo fare insieme questo pezzo di strada su LinkedIn!

Easy LinkedIn è disponibile in vendita sul nostro sito a 9.99€ nei formati epub (per iOS e Android), mobi per Kindle e PDF da stampare.

Spero il libro ti possa piacere! Noi ci leggiamo la prossima settimana!

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