Potevamo non chiudere
Potevamo non chiudere
10 Novembre 2016

Potevamo non chiudere

Come forse giassai, nel 2010 Zandegù ha chiuso, per poi riaprire due anni dopo.

Per 5 anni abbiamo fatto libri di carta (2005-2010) e gli ultimi due anni sono stati davvero faticosissimi. Come spesso si dice: le cose sono precipitate.

Ehi, ma dove stiamo andando?

Ma nel vero senso della parola, cioè che i libri hanno iniziato a vendere sempre meno, le rese (cioè i libri che un libraio può rendere, se non riesce a venderli) sempre maggiori, la distribuzione non credeva più nel nostro progetto, le recensioni stentavano ad arrivare, noi ci siamo scoraggiati sempre di più, un titolo in particolare ci è costato tantissimo e ha venduto tipo 50 copie e la cosa ci ha gettato nel panico… Insomma, la confusione era diventata una nebbia di quelle dove non vedi a tre centimetri dal naso. Al punto che, secondo me, non abbiamo capito più niente e ci siamo persi.

Oggi, 6 anni dopo aver firmato i papiri che chiudevano la prima Zandegù, ho pensato una cosa che non avevo mai pensato prima: ma potevamo non chiudere?

Baywatch

Ci ho pensato a lungo e sì, secondo me potevamo farlo, ma quando annaspi, davvero non capisci più nulla e lì sì che ci vorrebbe un bagnino che ti stordisca per portarti a riva sano a salvo.

Per esempio, invece di chiudere avremmo potuto fare delle cose. Cercare aiuto, trovare qualcuno che ne capisse di marketing e ci indirizzasse, studiare di più, fermarci a fare un business plan con i controfiocchi per limitare i danni, prendere spunto da cosa facevano gli altri, essere meno rigidi, non essere sempre così convinti delle nostre idee.

Dovevamo guardarci più attorno, per capire dove stava andando il nostro settore, per provare a fare cose nuove, per essere magari i primi.

Dovevamo essere più curiosi

Farci contaminare da altre professioni, da altre persone, dall’estero (sì, sorry, ma siamo un po’ esterofili).

Dovevamo avere più amici: invece nel 2010 eravamo un po’ soli. Da quando abbiamo riaperto, abbiamo deciso di conoscere tutti, incontrare chiunque, perché, e lo abbiamo capito sulla nostra pellaccia, solo dal confronto ti vengono i dubbi, ti metti in discussione, capisci se le tue idee hanno valore, se stai facendo bene, come collaborare e crescere con gli altri.

Potevamo non chiudere, ma non ci abbiamo mai nemmeno pensato.

Che si potesse cambiare non ci pareva nemmeno possibile

E invece, secondo me, cambiare si può e si deve. Non è vero che si va contro tutto quello per cui si ha sempre lavorato. Non è vero che si rinnegano i propri valori. Non è vero che ci si snatura.

Forse la lettura di Start with why mi ha condizionato tantissimo (e se non lo hai ancora letto, devi farlo), ma ci credo sul serio: se hai ben saldo a mente perché fai le cose che fai, anche se cambi, se ti adatti alle situazioni sfavorevoli, se fai buon viso a cattivo gioco, ecco, anche in questi casi, resti sempre tu. Fai cose diverse, ma sei sempre tu.

Per dire – e qua calo proprio le braghe – quando abbiamo chiuso mio padre (lui ne sa sempre una più del diavolo) mi ha detto: “Ma questi ebook proprio niente?”. E io: “No, ma ti pare, solo i libri contano, solo la carta”. Cioè, capisci quando ero matta? Capisci quanto si cambia? Due anni, e vedevo già tutto diversamente. Vedevo un altro futuro. Ma la sostanza non era cambiata, solo il mezzo. Le storie, i sogni delle persone fuori dai cassetti: quelli c’erano sempre. Prima Zandegù era di cellulosa, ora di bit. Ma era sempre Zandegù.

E vabbè che sono ciecata ma nel 2010 avevo proprio il paraocchi!

Quando abbiamo chiuso, per un anno e mezzo ho fatto corsi con un’amica. Corsi di scrittura, nella libreria di Beppe Marchetti (anche se ci manchi lo sappiamo che te la stai spassando a Copacabana alla facciazza nostra, amico mio). Perché non li ho fatti prima, con Zandegù? Perché non volevo cambiare, perché non mi pareva giusto per un editore fare corsi (ma perché diamine???), perché per me la strada da qua a là era fatta in quel modo e tanto mi bastava.

Peccato che, intorno, c’erano strade migliori da qui a là: magari dissestate, lunghe, tortuose, accidentate ma anche fottutamente più belle.

Quindi, insomma: potevamo non chiudere? Sì, potevamo.

Però è stato anche bello accorgerci di aver sbagliato e cambiare idea. Anche perché abbiamo deciso che continueremo a cambiare e a non adattarci per il resto dei nostri giorni.

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